Gran pasticcio AstraZeneca, con l’Ema che fa pure peggio di prima!

di Franco Bechis pubblicato sul il Tempo 19 marzo 2021*

Il vaccino AstraZeneca tornerà ad essere fatto in tutta Europa dopo la conferenza stampa di ieri dell’Ema (l’agenzia europea del farmaco) che sembra avere confortato i capi dei governi che avevano sospeso precauzionalmente l’utilizzo di quelle fiale.

Ma il caso in realtà ancora più di quel sembrava prima si è rivelato un terribile pasticciaccio. Perché Ema ha detto quel che già prima la matematica era in grado di dimostrare: che i casi di decesso registrati dopo la somministrazione di quel vaccino (e per altro anche di quello Pfizer in Gran Bretagna) sono percentuale minima rispetto alla popolazione che ha ricevuto AstraZeneca. E a dire il vero avevamo detto di più proprio sul Tempo, basandoci sulla matematica: secondo i numeri di decessi post vaccino fino ad oggi registrati un italiano in genere avrebbe una probabilità su 50 mila di morire dopo avere ricevuto la dose. Ma ne ha una su 500 di morire di coronavirus. Il raffronto è questo, e sarebbe ancora peggio per la fascia di età che comprende quasi tutte le morti per il Covid-19: quella dai 60 anni in su. In quella fascia di età la possibilità di morire del virus sarebbe 300 volte superiore a un evento fatale per il vaccino. E già su questa base semplicemente matematico-statistica ognuno ha la possibilità di prendere le sue decisioni razionali e decidere quale rischio correre.

Ma di pasticciaccio parliamo perché la conferenza di ieri dei vertici Ema non è stata affatto tranquillizzante, anzi. Probabilmente spaventerà la popolazione più di quel che si temeva prima. Perché all’agenzia è stata chiesta una risposta sciocca, che spetta alla politica e che scienziati non possono dare. In così poco tempo infatti la sola conoscenza possibile era quella sulla natura dei decessi (infarto, trombosi o altro), il numero, l’età e il genere dei malcapitati. Nessuno sarebbe stato in grado di attribuire con certezza al vaccino l’evento fatale, perché bisognerebbe avere la cartella clinica della vita dei pazienti, conoscere eventuali problemi genetici e studiare quei dati in un tempo che non poteva essere di ore come si è voluto, ma di settimane e forse mesi. Una risposta non poteva essere data ed ovviamente non è stata data. Ma visto il pressing della politica l’Ema ha scelto la ovvia linea della prudenza (non conoscendo i dati che sarebbero serviti), e ha chiesto cautela ai medici che fanno i vaccini con una lettera di istruzioni per loro e raccomandato a tutti i vaccinati di rivolgersi immediatamente al medico di fiducia se si accusano alcuni sintomi dopo l’iniezione. Non solo: l’Ema ha annunciato modifiche a quello che potremmo chiamare il “bugiardino” di AstraZeneca, aggiornandolo con la possibilità di ulteriori eventi avversi.

Il risultato rischia di essere un disastro comunicativo, perché con quelle nuove avvertenze – per quanto rare – le popolazioni rischieranno di essere più preoccupate di prima. Primo perché l’Ema a differenza dei governi e dei virologi più vicini a chi governa, ha detto di non potere escludere il nesso di causa-effetto fra vaccino ed evento fatale, che ha identificato in complicanze tromboemboliche assai rare, in genere riscontrate in donne al di sotto dei 55 anni. E anche se si tratta di soli 25 casi su 20 milioni di vaccinati (di questi 3 in Italia), i vademecum imposti non faranno che allargare i timori in questa fase. Tanto meno l’annuncio che si indagherà sulle conseguenze della vaccinazione su donne che prendano abitualmente la pillola, perché evidentemente potrebbe essere anche quello il problema.

Cosa si pensa di provocare nella gente che si deve ancora vaccinare fornendo queste nuove avvertenze: «Affanno, dolore al petto o allo stomaco, gonfiore o sensazione di freddo a un braccio o una gamba, mal di testa grave o in peggioramento o visione offuscata dopo la vaccinazione, sanguinamento persistente, piccoli lividi multipli, macchie rossastre o violacee o vesciche di sangue sotto la pelle: in presenza di questi sintomi cerca immediatamente assistenza medica e riferisci di essere stato vaccinato di recente»? E istruzioni ancora più dettagliate vengono date nella lettera rivolta al personale sanitario, senza tenere presente che nella prassi quasi nessuno sa qualcosa della vita del paziente che si trova davanti per la prima volta dopo pochi minuti.

Eppure sarebbe bastato leggere i report inglesi prima di fare precipitare la situazione in questo modo: per AstraZeneca si sono registrati 275 eventi fatali in tutto su poco meno di 10 milioni di vaccinati. Ma nessuno di questi è stato ancora accertato. E una sola morte è avvenuta per tromboembolia. Di 134 pazienti morti dopo la prima dose non si sa nulla nemmeno del tipo di decesso. Mentre 14 sono morti certamente di coronavirus, forse perché il vaccino è arrivato tardi. Altri 13 di polmonite non classificata come Covid. Il maggiore numero di morti – 39 – ha avuto problemi di cuore. C’è chi è morto dopo il vaccino per diabete, chi di tumore maligno, perfino chi è morto perché ha perso nei giorni immediatamente successivi i sensi, sbattendo la testa per terra in modo fatale. Per molti di loro a occhio nudo il vaccino non c’entrava nulla, ma non avendo storia clinica in mano non è possibile per le autorità affermarlo. E quindi sono andati avanti, e nessuno ha protestato o disdetto l’appuntamento con AstraZeneca. Ma ora anche grazie a questo terribile pasticcio qualche timore è venuto anche agli inglesi. E Boris Johnson per tranquillizzare si precipita a fare la sua dose di quel vaccino. Cosa che farà domani anche il premier francese. Forse sarebbe opportuno che anche Mario Draghi segua quella strada…

*https://www.iltempo.it/politica/2021/03/19/news/gran-pasticcio-vaccino-astrazeneca-ema-fa-peggio-prima-bechis-26591607/

e a completamento di quanto esposto, il video del prof. Roy De Vita riguardo all’ European Medicine Agency …

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Perché si muore d’infarto dopo i vaccini?

Risponde il Primario Prof. Fabrizio Salvucci

Chirurgo Cardiologo, Direttore Sanitario Ticinello Cardiovascular & Metabolic, Presidente ASD Athletic Pavia, Presidente Insieme per Ruzira ONLUS

Bisogna fare l’esame sierologico prima di fare il vaccino, è una scelta che permette di evitare la maggior parte delle reazioni più violente” – il chirurgo cardiologo Fabrizio Salvucci spiega perche’ si possono registrare infarti dopo la somministrazione dei vaccini: “non e’ un problema di affidabilita’ del siero: e’ legato al fenomeno ‘ADE’. ovvero quando si ha riproduzione di anticorpi su un substrato che gli anticorpi li ha già. bisogna essere certi di non aver avuto un contatto con il virus, prima di fare il vaccino”

Perché si muore di infarto dopo i vaccini?

Non c’entrano nulla il vaccino AstraZeneca o quello Pfizer o altro. Bisogna essere molto attenti allo svilupparsi del fenomeno ADE. Si tratta di un’amplificazione infiammatoria della risposta derivata dagli anticorpi. Quindi un’infiammazione dovuta agli anticorpi aumentata in maniera esponenziale, ovvero quando si ha riproduzione di anticorpi su un substrato che gli anticorpi li ha già. In sintesi, se uno ha fatto il Covid, anche accorgendosene ma soprattutto i famosi asintomatici,  determina un’amplificazione della risposta anticorpale:

Il fenomeno ADE

ADE: Antibody-dependent Enhancement
https://www.med4.care/ade-antibody-dependent-enhancement/

Ed è per questo che molti professori, come il professor Maga (Pavia), il professor Galli (Sacco di Milano) e molti altri ancora stanno consigliando di fare prima l’esame sierologico. Bisogna essere certi di non aver avuto un contatto con il virus e di non avere anticorpi, altrimenti si rischia il fenomeno ADE. L’esito del sierologico quantitativo va attentamente visionato dal medico in caso di positività. I dosaggi immunologici, scrupolosamente valutati sui particolari valori delle immunoglobuline.

Il problema non è il vaccino, il problema è la faciloneria con cui il vaccino viene somministrato. Bisogna stare attenti, come in tutte le cose, bisogna guardare se qualcuno ha già fatto il Covid, sintomatico o asintomatico che sia.

Qualche giorno fa, da Perugia, un’infermiera che ho conosciuto mi stava dicendo che stava vivendo una situazione drammatica. Tantissime persone venivano ricoverate, stavano molto male e molte di queste erano vaccinate. Lei era sbalordita da questo fatto e mi chiedeva: “Dottore ma cosa sta succedendo?”. Semplice,  il fenomeno ADE determinato dalla condotta medica superficiale.

Diciamo che questo fenomeno sta diventando drammatico. Ribadisco: nessuna paura del vaccino, questa è una reazione di tutti i vaccini, bisogna solo stare attenti ad essere certi di non avere già gli anticorpi attraverso l’esame sierologico. Fare l’esame sierologico prima di fare il vaccino, è una scelta obbligatoria oltre che  intelligente e permette di evitare la maggior parte delle reazioni più violente che il vaccino stesso può determinare. Addirittura, in alcuni laboratori valutano gli anticorpi contro la proteina S1 e la proteina S2, ovvero gli anticorpi neutralizzanti che noi abbiamo nel nostro organismo.

Ripeto, bisogna fare il sierologico prima del vaccino, non è il vaccino il problema.

Il problema è la faciloneria e che alcune persone si permettono di dire a pazienti a cui non può venire inoculato il vaccino “non hai fatto il vaccino?!” oppure “come mai non fai il vaccino!”, come fossi un appestato..

Ho detto a questi pazienti che devono rispondere ai datori di lavoro: “Non faccio il vaccino perché mi è stato disposto dal medico. Non ne ero consapevole perché asintomatico, ma sono stato già contagiato o solo venuto in contatto con  il Sars-Cov-2. Ho nel mio sangue gli anticorpi specifici prodotti dal Covid-19, rischio il fenomeno ADE e  se mi iniettano il vaccino posso morire stroncato da un infarto o da embolia.

https://www.dagospia.com/rubrica-39/salute/ldquo-bisogna-fare-rsquo-esame-sierologico-prima-fare-vaccino-263817.htm

A completamento questo video del prof. Roy De Vita che ribadisce l’importanza della memoria anticorpale dopo una malattia virale e/o batterica e la vaccinazione.

Prof. Roy De Vita Primario di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva
Istituto Nazionale dei Tumori di Roma “Regina Elena“

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